venerdì 4 luglio 2014

TORNARE, il mio perchè...

Quando ero ggggiuovane, ovvero parlo di 14 anni fa ormai, frequentavo alcuni forum di anarchici, punkettoni e rockettari e alla fine c'era sempre qualcuno che apriva la discussione con la D maiuscola: cosa era davvero punk e cosa no? 
Nascevano discussioni infinite e sterili "no, tu non sei punk perchè ascolti gli Offspring, se ascolti gli Offspring sei come tutti gli altri, sono commerciali, troppo commerciali, sono dei venduti"...
Oppure "non sei punk se non hai comprato tutti i vestiti che indossi alla fiera di Sinigaglia, e no...se porti i pantaloni a zampa di elefante sei un hippie di merda, never trust a hippie..." e cose così, che ora quando le ricordo sorrido e ripenso a noi, a quei tempi con tenerezza, perchè pensavamo davvero di essere diversi, che il capitalismo è il male e che noi non dovevamo essere schiavi della società, non volevamo nemmeno avere il cellulare...e ora (me compresa) ci sono greggi di persone che invece di camminare per strada guardando il cielo (o magari per terra..) camminano tutti con la testa abbassata sullo smartphone , andatura rallentata e pollici che smanettano...

Ma va beh, sto divagando..non volevo arrivare a quello...volevo dire che ora le stesse discussioni "inutili" vanno molto di moda sui blog di viaggi, solo che The Big Question è "Chi è il vero viaggiatore? Cosa fa la differenza tra viaggiatore e turista?" e giù a "scannarsi" ...che guai a dire che vai in albergo e non in ostello, guai a dire che sì, ti piace avere il bagno in camera e che viaggiare per te non vuol dire per forza essere scomodi e dividere il bagno con 20 sconosciuti (è un po' come quando andavo ai concerti che dovevi andare sempre nel centro sociale più sgarrupato e puzzone, che se andavi all'Alcatraz ti eri venduto, non andava mica bene...e no...) .
Delle molteplici risposte c'era un punto che più o meno metteva d'accordo tutti: viaggiare significa spostarsi continuamente, dormire quasi ogni notte in un posto diverso, vedere e scoprire il più possibile. 
Se sono assolutamente d'accordo che viaggiare non significhi chiudersi in un villaggio turistico a Playa del Carmen e bere latte di cocco sotto le palme tutti i giorni, non sono d'accordo sul fatto che per essere un vero viaggiatore si debba:

- dormire ogni notte in un posto diverso;
- non prenotare nulla e andare all'avventura; 
- andare per forza Oltreoceano, che se un viaggio non è a lungo raggio e possibilmente in Sud America allora è una vacanza;
- essere continuamente in movimento, visitare quante più cose possibili;

In fondo non mi interessano le etichette, io però mi sento una viaggiatrice, di questo sono certa. Ma sono una viaggiatrice Slow, ho capito che i miei ritmi sono lenti anche nel viaggiare. Per me viaggiare vuol dire scoprire, cercare di calarsi nella realtà locale che sia in Chiapas o nella Valle d'Itria. Per me viaggiare vuol dire anche e soprattutto fermarsi  e così assorbire suoni, odori, contorni, modi di vivere, usanze...

Sono lineare nel mio viaggiare. Come nelle letture. Se scopro un autore e me ne innamoro prima di leggere altro devo leggere tutti i libri che ha scritto, approfondire.

Questo mio modo di viaggiare a volte implica il fatto di dover (voler) tornare. Sottovalutiamo la bellezza di un ritorno, troppo presi come siamo a vedere quanti più posti possibili nel minor tempo possibile . Cosa posso capire di un luogo se è un continuo correre di qua e di là per piantare "invisibili" bandierine giusto per poter dire "io ci sono stato"?

E così farò. Io tornerò. Ancora Balcani, sì, ancora loro. Le viscere d'Europa. 
Una cara persona mi ha detto che a lei non piace tornare nello stesso posto perchè ha paura che non sia più all'altezza di come se lo ricordava, ha paura di rimanere delusa.

Anche io ho paura...paura di ritornare a Sarajevo. La città che mi ha rapito un pezzo di anima. Quando ci sono stata 5 anni fa è stato più che un viaggio una sorta di pellegrinaggio, è stato rendere omaggio alla città che forse ha più sofferto durante il conflitto degli anni '90. Una città più unica che rara. In quale altra città d'Europa puoi trovare una Sinagoga, una Chiesa Cattolica, una Chiesa Ortodossa e una Moschea nel raggio di 500 metri? Donne con il velo che prendono il tram e ridono con un'altra coetanea in minigonna? Una città dove tutto è il contrario di tutto. 
Una città che ha resistito a un assedio durato 5 anni durante i quali non ha rinunciato alla sua dignità.

Il mio viaggio del 2009 è stato rivolto al suo passato, ho cercato la Sarajevo dove è scoppiata la scintilla della prima guerra mondiale, ho cercato la Sarajevo degli anni '80, quella delle Olimpiadi, quella dell'ottimismo, quella dei teatri sempre pieni, delle kafane dove suonavano gruppi rock ogni sera. 
Ho cercato la Sarajevo della guerra, la Sarajevo che ha resistito e che alla fine non ha nè vinto, nè perso, perchè comunque ne è uscita cambiata, stuprata nell'anima. 

Ora tornerò per vedere la Sarajevo di oggi. E ho paura di quello che vedrò, di quello che (non) troverò. Ho paura di un'assenza. 
Ho paura di vedere un sogno infranto. La Sarajevo che non è più. Dove guarda la Sarajevo del 2014?

E niente...devo tornare. 

 

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